San Paolo

Paolo, l’apostolo dei pagani

di Fabrizio Vignati

A duemila anni dalla nascita, la Chiesa cattolica ha dedicato un intero anno al santo che, pur non avendo mai conosciuto Gesù in vita, ha diffuso il cristianesimo in tutto il mondo civilizzato.

Dintorni di Damasco, in Siria, nel 35 d.C. Un drappello di uomini al galoppo si sta avvicinando alla città. E’ mezzogiorno. Ad un tratto vedono «una grande luce dal cielo» ed uno di essi cade da cavallo: resta a terra, immobile, come folgorato. Riavutosi – ma ancora accecato – racconterà di avere udito una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo perché mi perseguiti?». E, alla sua domanda: «Chi sei?», la voce rispose: «Io sono Gesù, che tu perseguiti» (At 9,6).

L’anno paolino

Il famoso racconto della «conversione» (nei testi si parla piuttosto di «vocazione», di chiamata da parte di Dio) di Paolo sulla via di Damasco – celebrato da artisti e scrittori di ogni epoca – costituisce il punto di partenza per quella missione attraverso i più importanti centri dell’impero romano che farà di lui il vero «fondatore» del cristianesimo. Senza intendere questa affermazione – come fece Nietzsche («E’ [Paolo] il primo cristiano, l’inventore della cristianità!», mentre «il Vangelo è rimasto appeso alla croce»…) – nel senso di un tradimento del messaggio originario di Gesù, appare però evidente che, senza l’energica personalità di Paolo, sarebbe stato pressoché impossibile per un piccolo movimento religioso giudaico varcare i confini della Palestina e – in due soli decenni – diffondersi in tutto il mondo civilizzato, non solo tra gli ebrei della diaspora, ma, soprattutto, tra i pagani.

A duemila anni dalla sua nascita, la Chiesa cattolica ha dedicato un intero anno all’«Apostolo dei pagani» (Rm 11,13), proclamando il periodo tra la ricorrenza del Santo (il 29 giugno) del 2008 e quella del 2009 «Anno paolino»: dodici mesi di celebrazioni liturgiche ma anche di convegni, seminari, libri, film e produzioni televisive (cfr. box), che consentiranno di approfondire – anche da un punto di vista storico – la conoscenza di colui che – pur non avendo mai conosciuto il Cristo in vita – diceva di aver «visto Gesù, il Signore» (1Cor 9,1) e, pertanto, si considerava «Apostolo per vocazione» (Rm 1,1) alla stregua dei Dodici.

Un ebreo “greco-romano”

Paolo – la sua biografia può essere ricostruita a partire dalle sue Lettere sicuramente autentiche e dagli Atti degli Apostoli scritti dall’evangelista Luca – è nato a Tarso, in Cilicia (nell’attuale Turchia), tra il 5 e il 10 d.C. Pur essendo cresciuto in una famiglia ebraica osservante – il suo nome originario era Sha’ul e lui stesso si definisce «ebreo da ebrei, fariseo quanto alla legge» (Fil 3,5) – gode del privilegio della cittadinanza romana. La sua condizione di ebreo della diaspora gli dà familiarità con la lingua greca – aprendogli così le porte alla cultura greco-romana («Sono in debito verso i Greci» ammetterà nella Lettera ai Romani) – e, insieme, gli fa frequentare la scuola di Gamaliele il Vecchio, a Gerusalemme, dove compie – in ebraico – un rigoroso studio della Legge mosaica. Un’esperienza, quest’ultima, che enfatizzerà il suo zelo religioso fino a fargli prendere parte alle repressioni – messe in atto dal giudaismo ufficiale – nei confronti dei primi cristiani («Ho perseguitato fieramente la chiesa di Dio» confesserà in 1Cor 15,9).

Paolo teologo

Trascorso un periodo di isolato raccoglimento dopo la «conversione», Paolo decide di andare «a Gerusalemme per consultare Cefa» – cioè l’apostolo Pietro – e ascoltare, dalla sua viva voce, gli insegnamenti del Maestro. Da questo momento la sua vita si apre all’evangelizzazione: degli ebrei e – constatata la loro refrattarietà verso il messaggio cristiano – soprattutto dei pagani. Dopo un soggiorno ad Antiochia di Siria, tra il 46 e il 48 d.C., compie il suo primo viaggio missionario che lo porta l’isola di Cipro e, poi, in Asia Minore (l’attuale Turchia).

Tra il 49 e il 50 d.C. lo troviamo di nuovo a Gerusalemme, per risolvere – confrontandosi con l’autorità di Pietro e di Giacomo – un problema teologico, gravido di conseguenze pratiche, che egli aveva incontrato nell’evangelizzazione dei pagani e che sarà oggetto di riflessione nei suoi scritti: coloro che diventano cristiani provenendo dal paganesimo, per ottenere la salvezza devono compiere tutte le «opere» richieste dalla Legge mosaica – in particolare il rito della circoncisione – oppure è sufficiente che abbiano «fede» in Gesù Cristo? In altre parole: ha ragione chi dice ai pagani: «Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete essere salvi» (At 15,1b), oppure chi – come Paolo –sostiene che «l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della Legge» (Rm 3,28)? Il cosiddetto «Concilio di Gerusalemme» dà ragione a Paolo e – anche se i conflitti tra i giudeo-cristiani e i cristiani-ellenisti lo tormenteranno per tutta la vita – questo orienterà la sua attività missionaria prevalentemente verso i pagani.

Le epistole paoline

Il secondo e il terzo viaggio missionario coprono l’arco temporale che va tra il 50 e il 57 d.C., un periodo in cui Paolo si reca – talora ritornandovi più volte – nei principali centri delle odierne Turchia e Grecia: attraversa la Galazia (la regione dell’Anatolia centrale attorno ad Ankara), è a Filippi in Tracia (al confine di Grecia, Bulgaria e Turchia) e a Tessalonica (l’attuale Salonicco) in Macedonia, tiene un famoso discorso nell’Areopago ad Atene e si ferma un anno e mezzo Corinto (sempre in Grecia) e, addirittura, tre anni ad Efeso (sulle coste della Turchia). Ed è soprattutto in queste due ultime città che vengono scritte – verso la metà degli anni 50 d.C. – le sette lettere di sicura attribuzione paolina: la prima lettera ai Tessalonicesi, le due lettere ai Corinti, quella ai Filippesi, il biglietto a Filemone, la lettera ai Galati nonché la sintesi di tutto il suo pensiero teologico («il mio Vangelo»), la lettera ai Romani.

Lasciate le chiese dell’Asia, Paolo decide di tornare a Gerusalemme: il punto di partenza e di arrivo del suo cammino di evangelizzazione in oriente. Come si legge nella Lettera ai Romani, infatti, egli ha ormai deciso di estendere la sua attività missionaria a occidente – a Roma e, forse, fino in Spagna – ma, prima, vuole rendere omaggio a Giacomo – il capo dei cristiani gerosolimitani – e far visita al Tempio. Proprio qui, tuttavia, introno al 58 d.C., rischia il linciaggio da parte dei Giudei per una falsa accusa di profanazione e viene arrestato dai soldati romani. Il suo status di civis romanus gli consentirà di sfuggire la flagellazione – ma non i due anni di detenzione a Cesarea marittima in attesa di giudizio – e di appellarsi al tribunale imperiale: «Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai» (At 25, 11-12) sentenzierà il procuratore Porcio Festo.

Una fine misteriosa

Inizia così l’ultimo capitolo della vita di Paolo che, nel il 60 d.C., si imbarca alla volta di Roma dove giunge – dopo avere rischiato di morire («Ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta» si dice in At 27,20) in un terribile naufragio – solo l’anno successivo. Gli Atti degli Apostoli ci dicono che egli visse ancora due anni nella capitale dell’impero in una sorta di domicilio coatto e poi si interrompono misteriosamente, lasciando posto solo alle voci della tradizione e alle ipotesi degli storici. Per alcuni fu processato dal tribunale imperiale e condannato a morte per decapitazione attorno al 63 d.C. Per altri, invece, fu rilasciato – perché gli accusatori di Gerusalemme non si presentarono a riformulare le accuse – e andò ad evangelizzare a Tarragona in Spagna: al suo ritorno fu arrestato per iniziativa dei Giudei romani, condannato da un tribunale ordinario e decapitato – sempre nel 63 d.C. – sulla via Ostiense, dove oggi sorge la Basilica di San Paolo fuori le mura.

 

IL BOOM EDITORIALE DELL’ANNO PAOLINO

L’«Anno paolino» si è già rivelato un grande boom editoriale, soprattutto per le due case editrici dedicate al santo fondate da don Alberione – le Edizioni San Paolo e le Paoline – che hanno pubblicato o riedito decine di titoli. Tra questi segnaliamo, per completezza e piacevolezza di lettura: Rinaldo Fabris, Paolo. L’apostolo delle genti, Paoline, Milano 2008 (1997 1aed), € 25, per la peculiarità dell’autore: Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), Paolo. L’apostolo delle genti, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2008, € 10, e, per il taglio particolare: Giancarlo Biguzzi, Paolo Comunicatore. Tra interculturalità e globalizzzazione, Paoline, Milano 2008, € 7,23. Tra le edizioni commentate delle opere, invece, consigliamo: Pietro Rossano (a cura di), Lettere di San Paolo, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2008, € 8,50. Per chi, poi, volesse intraprendere un viaggio sulle orme di Paolo: Luigi Padovese e Oriano Granella, Guida alla Turchia. I luoghi di San Paolo e delle origini cristiane, Paoline, Milano 2008, € 35 e AA.VV., In cammino sulle orme dell’apostolo Paolo a Roma. Vademecum del pellegrino, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2008, € 9. A chi, infine, ama il cinema – non essendo mai stato girato il film per cui Pier Paolo Pisolini nel 1968 aveva scritto una sceneggiatura ambientata ai giorni nostri – segnaliamo il capitolo San Paolo de “Le Storie della Bibbia” della RAI (regia di Roger Young con Ennio Fantastichini, Franco Nero e Umberto Orsini, anno 2000) e l’interessante documentario: Alberto Castellani, Da Tarso al mondo, Paoline, Milano 2008, € 22,90.

L’articolo è stato pubblicato, in una versione leggermente rivista, in: VIGNATI, F., Paolo, l’apostolo dei pagani, in “Linea Diretta Club”, n° 71, Torino 2008, pag. 26-28